[ Pobierz całość w formacie PDF ]
contro la propria Patria.»
Nella lettera d informazione al governatore, il capita-
no di giustizia parla di questa circostanza così: «Il bar-
biero è preso, in casa di cui si sono trovate alcune mistu-
re, per giudicio de periti, molto sospette.» Sospette! È
una parola con cui il giudice comincia, ma con cui non
finisce, se non suo malgrado, e dopo aver tentati tutti i
mezzi per arrivare alla certezza. E se ognuno non sapes-
se, o non indovinasse quelli ch erano in uso anche allo-
ra, e che si sarebbero potuti adoprare, quando si fosse
veramente pensato a chiarirsi sulla qualità velenosa di
quella porcheria, l uomo che presiedeva al processo ce
l avrebbe fatto sapere. In quell altra lettera rammentata
poco sopra, con la quale il tribunale della Sanità aveva
informato il governatore di quel grande imbrattamento
del 18 di maggio, si parlava pure d un esperimento fatto
sopra de cani, «per accertarsi se tali ontuosità erano pe-
stilentiali o no». Ma allora non avevan nelle mani nessun
uomo sul quale potessero fare l esperimento della tortu-
ra, e contro il quale le turbe gridassero: tolle!
Prima però di mettere alle strette il Mora, vollero aver
dal commissario più chiare e precise notizie; e il lettore
dirà che ce n era bisogno. Lo fecero dunque venire, e gli
domandarono se ciò che aveva deposto era vero, e se
non si rammentava d altro. Confermò il primo detto, ma
non trovò nulla da aggiungerci.
Allora gli dissero che ha molto dell inuerisimile che tra
lui et detto barbiero non sia passata altra negotiatione di
quella che ha deposto, trattandosi di negotio tanto grave,
il quale non si commette a persone per eseguirlo, se non
con grande et confidente negotiatione, et non alla fugita,
come lui depone.
L osservazione era giusta, ma veniva tardi. Perché
non farla alla prima, quando il Piazza depose la cosa in
que termini? Perché una cosa tale chiamarla verità?
Letteratura italiana Einaudi 58
Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame
Che avessero il senso del verisimile così ottuso, così len-
to, da volerci un giorno intero per accorgersi che lì non
c era? Essi? Tutt altro. L avevan delicatissimo, anzi
troppo delicato. Non eran que medesimi che avevan
trovato, e immediatamente, cose inverisimili che il Piaz-
za non avesse sentito parlare dell imbrattamento di via
della Vetra, e non sapesse il nome de deputati d una
parrocchia? E perché in un caso così sofistici, in un altro
così correnti?
Il perché lo sapevan loro, e Chi sa tutto; quello che
possiamo vedere anche noi è che trovaron l inverisimi-
glianza, quando poteva essere un pretesto alla tortura
del Piazza; non la trovarono quando sarebbe stata un
ostacolo troppo manifesto alla cattura del Mora.
Abbiam visto, è vero, che la deposizion del primo, co-
me radicalmente nulla, non poteva dar loro alcun diritto
di venire a ciò. Ma poiché volevano a ogni modo servir-
sene, bisognava almeno conservarla intatta. Se gli aves-
sero dette la prima volta quelle parole: ha molto dell in-
verisimile; se lui non avesse sciolta la difficoltà,
mettendo il fatto in forma meno strana, e senza contra-
dire al già detto (cosa da sperarsi poco); si sarebbero
trovati al bivio, o di dover lasciare stare il Mora, o di car-
cerarlo dopo avere essi medesimi protestato, per dir co-
sì, anticipatamente contro un tal atto.
L osservazione fu accompagnata da un avvertimento
terribile. Et perciò se non si risoluerà di dire interamente
la verità, come ha promesso, se gli protesta che non se gli
seruarà l impunità promessa, ogni volta che si trovi dimi-
nuta la suddetta sua confessione, et non intiera di tutto
quello è passato tra di lui et il suddetto Barbiero, et per il
contrario, dicendo la verità se gli servarà l impunità pro-
messa.
E qui si vede, come avevamo accennato sopra, cosa
poté servire ai giudici il non ricorrere al governatore per
quell impunità. Concessa da questo, con autorità regia e
Letteratura italiana Einaudi 59
Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame
riservata, con un atto solenne, e da inserirsi nel proces-
so, non si poteva ritirarla con quella disinvoltura. Le pa-
role dette da un auditore si potevano annullare con altre
parole.
Si noti che l impunità per il Baruello fu chiesta al go-
vernatore il 5 di settembre, cioè dopo il supplizio del
Piazza, del Mora, e di qualche altro infelice. Si poteva
allora mettersi al rischio di lasciarne scappar qualchedu-
no: la fiera aveva mangiato, e i suoi ruggiti non dovevan
più esser così impazienti e imperiosi.
A quell avvertimento, il commissario dovette, poiché
stava fermo nel suo sciagurato proposito, aguzzar l inge-
gno quanto poteva, ma non seppe far altro che ripeter la
storia di prima. Dirò a V.S.: due dì auanti che mi dasse
l onto, era il detto Barbiero sul corso di Porta Ticinese,
con tre d altri in compagnia; et vedendomi passare, mi dis-
se: Commissario, ho un onto da darvi; io gli dissi: volete
darmelo adesso? lui mi disse di no, et all hora non mi dis-
se l effetto che doueua fare il detto onto; ma quando me lo
diede poi, mi disse ch era onto da ongere le muraglie, per
far morire la gente; né io gli dimandai se lo haueua prova-
to. Se non che la prima volta aveva detto: lui non mi dis-
se niente; m imagino bene che detto onto fosse velenato;
la seconda: mi disse ch era per far morire la gente. Ma
senza farsi caso d una tal contradizione, gli domandano
chi erano quelli che erano con detto Barbiero, et come era-
no vestiti.
Chi fossero, non lo sa; sospetta che dovessero essere
vicini del Mora; come fossero vestiti, non se ne rammen-
ta; solo mantiene che è vero tutto ciò che ha deposto
contro di lui. Interrogato se è pronto a sostenerglielo in
faccia, risponde di sì. È messo alla tortura, per purgar
l infamia, e perché possa fare indizio contro quell infeli-
ce.
I tempi della tortura sono, grazie al cielo, abbastanza
lontani, perché queste formole richiedano spiegazione.
Letteratura italiana Einaudi 60
Alessandro Manzoni - La storia della Colonna Infame
Una legge romana prescriveva che «la testimonianza
d un gladiatore o di persona simile, non valesse senza i
58
tormenti ». La giurisprudenza aveva poi determinate,
sotto il titolo d infami, le persone alle quali questa rego-
la dovesse applicarsi; e il reo, confesso o convinto, entra-
va in quella categoria. Ecco dunque in che maniera in-
tendevano che la tortura purgasse l infamia. Come
infame, dicevano, il complice non merita fede; ma quan-
do affermi una cosa contro un suo interesse forte, vivo,
presente, si può credere che la verità sia quella che lo
sforzi ad affermare. Se dunque, dopo che un reo s è fat-
to accusatore d altri, gli s intima, o di ritrattar l accusa, o
di sottoporsi ai tormenti, e lui persiste nell accusa; se, ri-
dotta la minaccia ad effetto, persiste anche ne tormenti,
il suo detto diventa credibile: la tortura ha purgato l in-
famia, restituendo a quel detto l autorità che non poteva
avere dal carattere della persona.
E perché dunque non avevan fatta confermare al
Piazza ne tormenti la prima deposizione? Fu anche
questo per non mettere a cimento quella deposizione,
così insufficiente, ma così necessaria alla cattura del Mo-
ra? Certo una tale omissione rendeva questa ancor più
illegale: giacché era bensì ammesso che l accusa dell in-
fame, non confermata ne tormenti, potesse dar luogo,
come qualunque altro più difettoso indizio, a prendere
59
informazioni, ma non a procedere contro la persona . E
riguardo alla consuetudine del foro milanese, ecco quel
[ Pobierz całość w formacie PDF ]